In un torrido pomeriggio di fine giugno, all’appuntamento mi si presenta in maniera silenziosa e sorniona, arriva camminando lentamente e rilassato, ma buttando occhiate intorno a se. Si ferma in piedi di fronte al tavolo dove attendo impaziente, infila le mani nelle tasche. Si guarda attorno ancora una volta, sfila le grandi mani dalle sue tasche, le poggia sul tavolo che ci divide e si siede. Strisciando sul tavolo in legno che ci separa una delle grandi mani - che non danno minimamente l’idea di essere mani da minuteria - compare come dal nulla una piccola scatoletta che fino a poco prima era nascosta. Me la porge, la apro… “tutto qui?” “Si è tutto li, c’è tutto quel che serve”.
Quante volte è capitato di arrivare, dopo una lunga camminata, ad un lago alpino e non sapere da dove cominciare o come approcciarsi. Oppure di vedere attività in superficie, provare tutte le scatole di mosche che vi siete portati e dover ritornare a casa con l’ennesimo cappotto da aggiungere nell’armadio?
Giuliano Meret, costruttore affermato con qualche decennio di esperienza sulle spalle (e nelle gambe) per quanto riguarda le acque e i pesci della Provincia di Sondrio, ci svela qualche suo segreto riguardo alla pesca nei laghi alpini.
Aprendo la scatolina, come la sorpresa che si trova dentro gli ovetti di cioccolato, c’è tutto quel che secondo lui può servire. Iniziano le numerose domande che si presentano in maniera automatica: a che ora? in che condizioni di luce? in che periodo?
“Cominciamo dalla prima”, che attira subito la mia attenzione, “io la chiamo zanzarina, imita uno di quegli insetti che sciamano nei laghi, che fanno letteralmente impazzire i pesci, ma da distante non si capisce mai cosa stia succedendo. Ottima la sera, ma anche di giorno capita spesso che funzioni. Moscerini, zanzare… ecco quella li. Mi è capitato sia al lago di Val Viola che a Santo Stefano, di prendere. E bene anche. Anche un Salvelinus Alpinus, per farti capire l’efficacia”
RICETTA
Amo 16
Coda: barbule di piuma di gallo grizzly
Corpo: calamo di piuma di collo di gallo grizzly
Ali: in punta di hackle di gallo grizzly
Hackle: gallo grizzly
Passo alla mosca dopo… “quella è una sorta di formica annegata, io la chiamo emergente ma è fondamentalmente uno spider. Si lo so che le formiche non schiudono in acqua, ma funziona. Formica con Pernice. Si lancia, si lascia scendere – e già li è catturante. Se poi non bastasse, la si richiama lentamente. Sia con la bombarda che a mosca, funziona. La pernice in questo caso la rende veramente irresistibile. Amo che consiglio è il 14 grub”
RICETTA
Amo 14-16 grub
Corpo: Dubbing nero da secca
Hackle: una piuma di pernice
La seguente che tiro fuori dalla scatola attira la mia attenzione. “Mosca della m***a?”
“Sì, non la amo tanto ma ho tantissime richieste da parte di amici, prendono bene, se ci sono i pascoli intorno ai laghi è da avere e usare.”
A me sembra un po’ grandina “Deve essere di taglia importante. Il dubbing è un mix che mi faccio io (come tanti costruttori), una mistura di Ice dub, il toracino è in pavone. L’hackle sembra un po’ sovradimensionata, ma una volta che si poggia in acqua si perde alla vista”
RICETTA
Amo: 12-14 grub
Corpo: mix ice dub (potete farlo anche voi)
Torace: barbule di pavone
Hackle: gallo nero
Assieme alla mosca della m***a c’è una mosca simile…
“E’ la mia preferita, io la chiamo l’interista. Corpo più fine, nero, rigata di celeste-blu. Come l’altra, sempre con torace in pavone e hackle nera. Questa prende sia sopra che sotto. A secca la si lancia normalmente. Ma è tanto usata da chi pesca con in buldo (boccia d’acqua) o la bombarda, lanciano e la recuperano sommersa piano piano. Provare per credere”
RICETTA
Amo: 12-14 grub
Corpo: nero da secca, rigaggio blu
Torace: barbule di pavone
Hackle: gallo nero
Questo invece mi sembra un formicone!
“Si è lui, nero con una strisciolina di nylon nero sulla schiena. Semplice ed efficace, come dicono in giro, c’è poco da dire, fatela, legatela e provatela”
RICETTA
Amo: 12-14 grub
Corpo: dubbing nero, nylon nero sulla schiena
Torace: barbule di pavone
Hackle: gallo nero
Nella TOP 5 di Giuliano è assente solo l’imitazione che secondo lui sarebbe comunque bene avere dietro : “Ne mancherebbe una, arancione, uno spider classico, tipo partridge and orange. Ma quella è famosa, non c’è bisogno di presentarla”
In merito ai colori c’è una teoria o pura statistica casereccia, il risultato di confronti di anno in anno con altri pescatori, secondo la quale nei laghi alpini (e anche nei torrenti di alta montagna) funzionino molto il nero e il viola. Vuoi per la quota e relativi raggi UV della luce, vuoi per il richiamo a determinati insetti prevalentemente neri e/o scuri. “Ma anche l’arancio si è rivelato nel corso degli anni un colore che funziona bene in quota” sottolinea Giuliano, quindi se volete essere sicuri, anche qualche mosca arancione male non fa.
Per quanto invece riguarda il discorso del bamalo, cosa consigli?
“Quando pesco con il bamalo, lo uso come morto manovrato, non lo pesco galleggiante. Molti so che lo pescano galleggiante, spesso anche a pezzi (non intero). Io invece lo uso intero, in profondità e dai risultati ottenuti vedo che fa la differenza. Lo monto con una tecnica che usano molto in svizzera: si monta un piombo internamente (che si trova tranquillamente appena oltre confine), con l’amo armato che esce da una parte. Parliamo di circa 2-3g di peso. Lo lancio e già quando va in caduta spesso è catturante. Altrimenti poi lo animo in fase di recupero. L’azione consiste nel lanciare, fare affondare, due ferrate decise di assestamento e recupero per mettere tutto in tensione. Questo movimento serve a creare connessione con l’esca, anche perchè il pesce preda con l’esca in caduta e se non c’è tensione, si mancano le ferrate. Quando non c’è attività di superficie, la trovo una tecnica veramente funzionale”
Grazie Giuliano per queste preziosissime informazioni.
Per chi aveva dei dubbi sui laghi alpini, ora non ha più scuse.
Uscite, catturate, e taggate UPS nei vostri post, condivideremo volentieri le vostre foto!
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