In estate le schiuse e le finestre di attività dei nostri amici pesci si concentrano spesso la sera o le prime ore del mattino. Nel frattempo, perché non intrattenersi con letture utili e piacevoli? Qualche parola con l’autore del libro edito da Bompiani, romanzo che parla di pesci, di vita, di famiglia, di natura e di pesca.

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Armando Quazzo nella vita fa il manager del servizio idrico integrato della Città Metropolitana di Torino. Qualche anno fa, prima ancora di avere importanti responsabilità di personale, numeri, bilanci, decisioni e riunioni, il suo obiettivo consisteva nel far prendere i pesci ai clienti di uno dei primi negozi di flyfishing italiani, negozio per il quale costruiva le mosche. Certificato istruttore FFI da Mel Krieger in persona, dopo decenni dietro a trote e temoli, scopre il magico mondo dei pesci anadromi e vi si appassiona in maniera quasi maniacale.
Spera un giorno di poter trascorrere l’intera stagione nei fiumi norvegesi, ma al momento, in famiglia, solo il suo gatto Zack sembra appoggiare la sua idea. 

Nel 2008 ha scritto “Pesca a Mosca – Il manuale completo”, Edito da Mondadori, per poi pubblicare nel 2012 “FLY TYING – il grande libro del costruttore di mosche artificiali” edito da GEA. 

Nel 2021, in piena pandemia, assieme all’amico e pescatore Beppe Tosco – autore di diversi libri e programmi, ghost writer di personaggi come Litizzetto, Geppi Cucciari, Ale e Franz – per citarne alcuni (se googlate trovate un bel po’ di informazioni su Beppe), scrive un breve romanzo “L’eccellente avventura di Marta e Jason – per non parlare di Bjorn e Camillo”

Armando Quazzo, autore del romanzo (scritto con Beppe Tosco)

UPS: Ciao Armando, in una normale carriera (se normale si può definire) od in un regolare percorso di crescita di un pescatore, è naturale ritrovarsi davanti a una pagina bianca e iniziare a scrivere?

AQ: Ciao, ebbene sì, penso sia naturale. Mi è sempre piaciuto scrivere ed ho iniziato la mia modestissima carriera da articolista di pesca appena maggiorenne e ricordo che il primo articolo pubblicato era sul catch-and-release in un periodo in cui rimettere in acqua un pesce era considerato perlomeno singolare.

UPS: Cosa spinge una persona appassionata a ritrovarsi a scrivere?

AQ: Abbiamo tutti un ruolo sociale e scrivere della propria passione è un modo per rendere fruibile agli altri un momento di tua gioia e penso non ci sia  migliore soddisfazione di condividere le proprie gioie con qualcuno che le apprezzi.

Armando sulla sponda del Mandalselva dove vorrebbe trascorrere tutta la stagione, ma in famiglia solo il suo gatto Zack sembra appoggiare l’idea

UPS: Dopo due manuali, arriva Marta e Jason. Perchè un romanzo questa volta?

AQ: Marta e Jason è nato sulle sponde del Mandalselva dove ero andato a pesca di salmoni con l’amico Beppe Tosco. Abbiamo perso il volo ed a me hanno pure perso il bagaglio. Il primo giorno di pesca facevo da spettatore, Beppe ha iniziato a pescare con la sua attrezzatura da spinning ed un cucchiaino consegnatogli dall’amico vichingo e dopo cinque minuti (prima volta che pescava il salmone) ha agganciato e portato a riva un pesce di sei chili. “Per me va bene così”, ha aggiunto. 

Nei restanti sei giorni di pesca nessuno ha più preso nulla. Alla sera del sesto giorno, ho avuto la fortuna di agganciare, portare a riva e fotografare il mio salmone più grande. Beppe ha potuto apprezzare questo attaccamento maniacale, quasi da invasato. Mi ha suggerito di scrivere una storia che rispecchiasse questa passione incrollabile e ci siamo decisi di scriverla insieme. Il nome Jason l’ha ideato lui (voleva un nome che rispecchiasse un essere macho e sbruffone), Marta l’ho proposta io: ci voleva una compagna disincantata e concreta, proprio come la gallina fidanzata di Lupo Alberto.

UPS: Come consiglieresti ai nostri lettori di prendere in mano Marta e Jason e mettersi a leggere?

AQ: Marta & Jason è una storia d’amore e di passione che narra del viaggio di due salmoni che ritornano al fiume natio per riprodursi ed incontrano e superano i molti ostacoli che la Natura e l’uomo frappongono loro. Parallelamente, si snoda la storia di due pescatori – uno italiano ed uno norvegese – entrambi appassionati di pesca al salmone – che vivono una nuova stagione con speranze, aspettative, delusioni e quant’altro costella il mondo di noi pescatori. Nel finale le storie si incrociano in un epilogo che non sveleremo. 
È una lettura leggera ed estiva che può impiegare un paio d’ore sotto l’ombrellone, ma ha un secondo livello di lettura che può far riflettere sui grandi temi della vita, dalla coppia alla passione, dalla ricerca di un figlio ai cambiamenti climatici.

Armando e un salmone atlantico norvegese fresco di risalita. La soddisfazione conta come didascalia

UPS: Quanto ha inciso la mano di Beppe Tosco?

AQ: Beppe è uno scrittore straordinario ed è riuscito a sublimare l’essenza della vita di coppia, delle aspettative, delle speranze e delle prospettive di vita, trasferendo il tutto nei due personaggi animali che di animale hanno solo le sembianze. Ricordo serate a discutere al telefono con il testo in bozza sullo schermo del computer: lui che mi diceva di tagliare, di essere più asciutto e sintetico, io che toglievo le parolacce e che gli spiegavo la complessità della pesca a mosca, del lancio con la canna a due mani oppure della complicatezza di una full-dressed da salmone dell’era vittoriana e delle piume che erano necessarie per la corretta realizzazione. In sintesi, le parti divertenti le ha scritte lui, quelle noiose sono tutte mie.

UPS: Pensi che Marta e Jason possa acchiappare più un pescatore o un lettore generico? O anche le mogli dei pescatori? A chi lo consigli?

AQ: Come anticipavo prima, è una storia d’amore e di passione per la pesca, per la natura e per la vita. Penso che i pescatori possano agevolmente ritrovarsi nei personaggi umani e le signore si troveranno molto a loro agio nell’analisi della vita di coppia. Può davvero andare bene per tutti, ma lo consiglio davvero di cuore a chi mangia il salmone e soprattutto a chi è convinto di mangiare salmone selvaggio. L’allevamento del salmone è davvero una iattura che sta distruggendo habitat naturali, compromettendo l’esistenza stessa dei salmoni selvatici e minando alla base l’intero ecosistema nel nome di un profitto che il pianeta non può più permettersi. Se leggendo Marta & Jason avremo convinto anche solo un lettore a passare dal salmone agli spaghetti cacio e pepe, ne saremo davvero felici.

Armando in Mandalselva, dove nasce il romanzo “L’eccellente avventura di Marta e Jason”

UPS: Cucini molto bene, dopo Marta e Jason cosa c’è da aspettarsi? Un libro di ricette magari?

AQ: Mi piace molto cucinare, ma non penso di avere molto di nuovo da dire e non possiedo tecniche di cucina tali da poterle raccontare al grande pubblico. Sto completando un altro lavoro, sempre di pesca: si tratta di una cinquantina di racconti di pesca in cui parlo di una vita di pesca, di amicizie, successi ed inevitabili sconfitte. Una sorta di testamento spirituale di un appassionato di mosca che spero possa un giorno vedere la luce.

UPS: Ce lo auguriamo anche noi, e non vediamo l’ora di leggerlo!

Quanto pensi possa sensibilizzare un progetto di questo tipo (Marta e Jason) in un periodo storico dove social, articoli e anche fake news ci bombardano quotidianamente?

AQ: Hai centrato l’argomento. Diventa sempre più difficile farsi ascoltare in un mondo in cui tutti urlano. Tuttavia, ho molta fiducia nei nostri simili perché sono convinto che un punto di vista pacato e disinteressato possa essere apprezzato da molti. Come sai non ho appartenenze di tipo commerciale (sebbene abbia delle preferenze), i miei articoli non sono richiesti/dettati da questa o quella marca, non vendo salmone affumicato e faccio altro per vivere. In altre parole, quello che scrivo lo penso in modo autonomo e senza pregiudizi. Un’era geologica fa (sei troppo giovane per ricordare) una pubblicità ritraeva un paio di shorts mirabilmente indossati e riportava lo slogan “chi mi ama, mi segua”. Ecco.

Per quanto possa sembrare strano, me la ricordo la pubblicità! 

Armando in Adda

UPS: Hai avuto l’occasione di incontrare i più grandi pescatori, costruttori e lanciatori del 20’ secolo. Hai avuto la fortuna (personalmente la definisco fortuna) di pescare in posti che oggi non esistono più o sono diventati inaccessibili. So che queste domande sono molto personali, ma pensare a quelle esperienze vissute, cosa ti fa dire di oggi del mondo che ci ritroviamo a vivere?

AQ: Lo scorso fine settimana ho ripreso in mano un libro inglese sulla pesca al salmone ed alla trota di mare pubblicato nel 1898. Mi credi se ti dico che già alla fine del diciannovesimo secolo l’autore si lamentava dei bei tempi andati? Verissimo che se potessi tornare indietro di trent’anni e ripescare le stesse acque (con l’attrezzatura di oggi e la voglia ed il vigore di ieri) sarei molto, ma molto più efficace, ma la realtà è che noi viviamo il nostro tempo e da questo dobbiamo cercare di raccogliere il meglio. Provo certamente nostalgia per i bei tempi andati, per i temoli del Po pescati con mosche del 20, per i poderosi bass dal belly boat e per il mio amico Harald che prende il mio posto perché avevo freddo e mal di testa e porta a riva un salmone di 13 chili, mentre io ero andato al lodge a prendere un’aspirina. Meglio ieri di oggi? Probabile. Ma oggi è oggi e non dobbiamo sprecarlo.

UPS: E tutta questa esperienza, cosa ha fatto maturare nell’Armando pescatore?

La consapevolezza del fatto che abbiamo tantissimo da imparare e che è proprio la consapevolezza di non essere arrivati a tenerci sempre vivi ed appassionati. So di non sapere, diceva il sommo filosofo. E la pesca a mosca è vera filosofia.

Armando in Adda, fish on!

UPS: Domanda tecnica “fuori concorso”: sei CEO delle acque torinesi, lavori quotidianamente 24/7 su acque, dati, livelli, burocrazia e hai la visione costante delle acque del nostro tempo. Secondo te, dati alla mano, cosa potremmo aspettarci dal futuro? Pensare di gestire diversamente le acque in vista di periodi di siccità? Ottimizzare quello che c’è? Fare come alcuni americani e abbattere le dighe? Costruire altro? Ottimizzare il consumo di acqua?

AQ: Domande complesse alle quali è davvero difficile rispondere senza cadere in luoghi comuni o facili generalizzazioni.

I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti e – per quanto ci possano essere dei negazionisti del clima – quasi sicuramente irreversibili.

Per difenderci da, anzi per mitigare gli effetti di questo cambiamento dobbiamo porre in essere delle strategie di area vasta che ci aiutino ad aumentare la resilienza idrica complessiva.

I grandi invasi italiani sono stati realizzati fino agli inizi del secolo scorso e la loro costruzione è stata brutalmente azzerata dall’immane tragedia del Vajont che nel 1963 ha falciato migliaia di vite umane. 

Ciò posto ed alla luce dei cambiamenti climatici in atto è indispensabile ripensare l’intero nostro modello, partendo da un uso più consapevole della risorsa idrica, favorendo l’utilizzo plurimo (con priorità idropotabile) che contemperi le necessità dell’agricoltura, della difesa idrogeologica e della produzione di energie rinnovabili. 

Un uso intelligente delle attuali dighe, unitamente alla realizzazione di nuovi invasi è l’unica nostra arma nella lotta contro i cambiamenti climatici che vedranno precipitazioni violente e concentrate in poco tempo con i conseguenti disastrosi effetti alluvionali, inframmezzate da periodi di siccità severa in cui dovremo venire a patti con il mondo agricolo che è – fra l’altro – quello che dà da mangiare a tutti.

Le previsioni indicano un innalzamento del livello del mare Mediterraneo di una ventina di centimetri entro i prossimi dieci-quindici anni e di un metro a fine secolo. Se andiamo a Santa Margherita Ligure e pensiamo a venti centimetri in più di acqua, non creiamo allarme in nessuno, ma se pensiamo che gli stessi venti centimetri nel delta del Nilo in Egitto trasformeranno migliaia di ettari di terra coltivabile in una landa salata e desertica, non potremo stupirci del fatto che qualche milione di nordafricani affamanti cerchi di arrivare in Italia.

Conosciamo il problema, possiamo prevederne gli effetti ed abbiamo tutti i mezzi per intervenire. Penso che i nostri figli, nipoti e pronipoti ce ne chiederanno conto se non interveniamo in tempo.

Grazie per il tuo tempo e le tue parole Armando

Grazie a te ed ai lettori per la pazienza!

Per chi volesse leggere 
– L’eccellente avventura di Marta e Jason (per non parlare di Bjorn e Camillo) – 
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