Abbiamo avuto l’occasione di poter incontrare l’Ing. Elisabetta Garti , Responsabile Impianti A2A Valtellina, e poter esporre alcuni quesiti in merito al percorso dell’acqua in Valtellina, ai bacini e alle centrali idroelettriche.
E senza farci mancare nulla, anche qualche domanda relativa all’andamento climatico e all’importante funzione che svolge in merito A2A sul territorio.

Ing. Elisabetta Garti , Responsabile Impianti A2A Valtellina

UPS – Buongiorno Ingegnere. Partiamo dai numeri, per avere un indice di massima di cosa stiamo parlando: quanta acqua lavora A2A in Valtellina?

A2A – Gli impianti di A2A posti in Valtellina hanno una potenzialità installata di 785 MW per una produzione media annua pari a circa 2 .000 GWh/anno ovvero 2 miliardi di KWh. Per dare un’idea significa che una lampadina su 35 in Regione Lombardia è “accesa” da questi impianti e si soddisfa il fabbisogno annuo di circa 750.000 famiglie. Per produrre questa energia si utilizzano 800 milioni di mc anno circa di acqua che, essendo la risorsa rinnovabile e pulita per eccellenza, permette di evitare l’emissione in ambiente di ben 850.000 tonnellate all’anno di CO2. Consideri anche che l’intero volume d’acqua utilizzato per la produzione idroelettrica viene integralmente restituito in alveo.

UPS – Sappiamo che l’Adda, la sua sorgente, è situata all’Alpe Alpisella. Poco sotto abbiamo due importanti invasi, San Giacomo e Cancano. Ma da dove arriva l’acqua per quei due importantissimi invasi?

A2A – La costruzione degli impianti A2A della Valtellina risale all’inizio del secolo scorso con lo sviluppo dell’industria Lombarda ed il conseguente aumento di richiesta di elettrificazione per uso civile ed industriale.  Ai tempi la produzione di energia elettrica era prevalentemente garantita dall’utilizzo dell’acqua. La costruzione di invasi in zone montane assicurava la possibilità di avere acqua per alimentazione degli impianti per gran parte dell’anno.

La costruzione di dighe in Alta Valle rispondeva a questa esigenza. La valle di Fraele era ampia e posta a quota elevata e quindi rappresentava una posizione ideale per grandi invasi. 

La costruzione delle dighe inizia negli anni ’20 con la prima diga di Cancano, detta Cancano I, per poi proseguire a cavallo della seconda guerra mondiale con la costruzione della diga di San Giacomo e completata alla fine degli anni 50 con l’attuale diga di Cancano (Cancano II).

Ma la Valle di Fraele era priva di grandi apporti naturali di acqua: l’Adda la alimentava solo come sorgente e quindi con apporti ridotti, non c’erano ghiacciai importanti direttamente collegati. Quindi l’acqua occorreva portarcela. Ma come? E’ stata quindi ideata una rete di gallerie completamente scavate nel cuore della montagna (80 km di gallerie dei totali 160km!) che ha permesso di convogliare l’acqua derivante dal ghiacciaio dei Forni in Valfurva, quella derivante dal ghiacciaio dell’Ortles – Cevedale ed ancora quella della Val Viola ed in ultimo quella della valle di Livigno, direttamente nei bacini delle due dighe di San Giacomo e Cancano.

I due invasi oggi rappresentano il polmone idraulico di alimentazione di tutta l’asta degli impianti A2A della Valtellina per un volume complessivo di ben 180 milioni di m3.

Il percorso dell'acqua in Valtellina per quel che riguarda A2A, dal Passo Gavia alla centrale di Stazzona

UPS – Potrebbe gentilmente spiegarci dopo l’invaso di Cancano, dove finisce l’acqua? Come viene lavorata?
Dove passa? dove si sposta?

A2A – Seguiamo il percorso dell’acqua. Partiamo dalla Valfurva, dalla presa del Gavia, posta in vicinanza dell’omonimo passo, a 2100 m su livello del mare. Percorriamo il primo tratto di galleria ed arriviamo al primo salto utile di 140 m, in corrispondenza della strada che porta al passo dello Stelvio, salto che viene utilizzato per la generazione della centrale del Braulio e proseguiamo fino alla diga di San Giacomo. Da qui utilizziamo nella centrale di San Giacomo il salto di 50 m monte/valle della diga. E siamo arrivati nell’invaso di Cancano. Con un grande salto di 670 m, si alimenta la centrale di Premadio, la prima delle due grandi centrali dell’asta; lo scarico di questa centrale, attraverso una lunga galleria scavata nella montagna, è convogliato nel bacino della diga di Valgrosina posta a 1200 m da dove si dipartono le condotte di alimentazione del secondo grande impianto dell’asta, la centrale di Grosio posta a 610 m di quota sul livello del mare. Ed il percorso dell’acqua non è ancora terminato. Essa è ancora turbinata dalla centrale di Lovero ed infine nella centrale di Stazzona a 394 m sul livello del mare. Bene, abbiamo utilizzato un salto complessivo di 1700 m! 

UPS – Quindi 1L d’acqua che arriva da Cancano lo turbinate 4 volte?

A2A – Esatto. Addirittura, l’acqua che parte dal Gavia viene turbinata ben 6 volte! In termine tecnico equivale a dire che l’efficienza media di conversione energetica di questa asta è molto elevata.

Significa che si valorizza al meglio l’utilizzo di questa risorsa pregiata.

Lo schema idroelettrico di A2A (relativo ai dislivelli)

UPS – Nel corso degli ultimi anni lo zero termico estivo, a quote elevate (giorni, se non settimane abbondantemente sopra i 4000 m slm), provoca scioglimento 24/7. Il limo e tutto il materiale che conseguentemente viene portato a valle, come incide sulla lavorazione dell’acqua? O meglio: il pensiero di alcuni associati ritiene che l’alta concentrazione di sospensione viene direttamente deviata a valle dalla valle dei Forni.  Può spiegarci come agisce il sistema quando si manifestano scioglimenti prolungati di questo tipo?

A2A – Il veloce discioglimento dei ghiacciai, derivante dal cambiamento climatico in atto, ha come conseguenza l’aumento del trasporto solido nei torrenti e determina, quindi, l’aumento della torbidità dell’acqua (che è comunque un fenomeno completamente naturale). Ma non solo. Assistiamo sempre più frequentemente a fenomeni temporaleschi brevi e di elevata intensità. La gestione delle opere di derivazione e delle dighe ha come obiettivo quello di garantire sempre la pervietà degli organi di scarico e la manovra, e quindi la sicurezza dell’intero sistema in qualunque condizione.

Vi porto come esempio la situazione che si è manifestata nell’estate del 2023 che è stata caratterizzata da eventi temporaleschi importanti, precisamente negli ultimi giorni di agosto. 

Lo zero termico si era mantenuto a quota superiore ai 5.000 m s.m. per diversi giorni prima dell’evento, contributo assai rilevante alla liquefazione dei ghiacciai, specie per la presa Forni per la quale quasi il 50% del bacino imbrifero sotteso è costituito dal ghiacciaio.

A fronte dell’allerta emessa dalla Protezione Civile che indicava livello di criticità ARANCIONE per lo scenario di rischio temporali nella zona omogenea dell’Alta Valtellina, sono state messe in atto tutta una serie di azioni  sia operative, quali il rinforzo del personale di presidio alle opere di presa, sia di esercizio degli impianti di produzione, al fine di garantire la salvaguardia del territorio e ridurre per quanto possibile l’impatto dell’evento temporalesco nelle zone maggiormente attenzionate. Nel corso dell’evento si è operato per massimizzare la derivazione dell’acqua verso le dighe di San Giacomo, Cancano e Valgrosina per limitare gli apporti nei torrenti in particolare Adda e Frodolfo. Solo al fine della tutela del territorio, tale azione di massimizzazione è stata espletata anche attraverso il supero temporaneo dei limiti di progetto dimensionale delle gallerie di derivazione e ben oltre i limiti di torbidità ammessi per il funzionamento delle macchine idrauliche, azione questa che ha comportato significativi oneri aggiuntivi per A2A, dovendosi effettuare pulizie, verifiche di funzionalità ed eventuali ripristini operativi.

Per tutta la durata dell’evento, non è stata eseguita alcuna movimentazione degli organi di scarico dalle dighe di San Giacomo, Cancano, Valgrosina e Fusino.

Attraverso le azioni messe in atto è stato possibile deviare verso le dighe importanti volumi di acqua. Si è pertanto evitato che tali quantità di acqua si riversassero negli alvei naturali dei fiumi, riducendo drasticamente i possibili effetti negativi causati dalle elevate portate d’acqua nei fiumi e torrenti.

In termini di numeri queste azioni si sono tradotte in oltre 10 milioni di metri cubi di acqua trattenuti negli invasi delle dighe di San Giacomo e Cancano (pari a quattro volte la media cumulata dei giorni precedenti l’evento ed oltre 2,5 milioni di metri cubi di acqua deviati dalle opere di presa Adda e Viola verso la diga di Valgrosina (pari a cinque volte la media del deviato nei giorni precedenti l’evento).

Le azioni sopradescritte sono da noi attuate ogni volta che si presentano analoghe situazioni di criticità meteo e con il primario obiettivo di salvaguardia del territorio e delle persone.g

Il Ghiacciaio dei Forni, Settembre 2023

UPS – Cosa ne pensa Lei di un progetto sistemico in sinergia tra produttori di energia idroelettrica e enti pubblici preposti all’ambiente, per un monitoraggio continuo della torbidità del bacino dell’Adda sposando finalmente la scienza con la conoscenza?

A2A – La sinergia dei produttori di energia idroelettrica (ammesso che questi abbiano esperienza pluridecennale di gestione e conoscenza del territorio) con gli enti è indispensabile per poter affrontare con le giuste competenze l’innegabile cambiamento climatico. Situazioni di eventi temporaleschi di breve durata ad alta intensità come quella registrata nell’agosto del 2023 si riproporranno nel prossimo futuro con maggior frequenza rispetto al passato. Già ne vediamo le conseguenze. Occorre conoscere il territorio, conoscerne anche la storia passata per comprenderne l’evoluzione ed essere preparati ad affrontare le modifiche ambientali. Conoscenza, preparazione, presenza sul territorio capace di intervenire con rapidità sono elementi imprescindibili per progettare soluzioni che permettano di mantenere il sistema in sicurezza. 

UPS – Le andrebbe di spiegarci, in maniera semplice e comprensibile (se possibile) cosa regola l’apertura di centrali e captazioni in un contesto come quello valtellinese? Ci sono orari specifici? Regole di mercato? Vincoli legati alle stagioni?

A2A – In ambito nazionale il funzionamento degli impianti di produzione di energia elettrica, anche quelli idroelettrici, è regolamentato attraverso il Gestore del Mercato Elettrico. Il sistema elettrico è concepito per ottimizzare il bilanciamento tra produzione e consumi, conseguendo il miglior equilibrio tra disponibilità oraria e stagionale delle varie fonti energetiche: quando c’è abbondanza di produzione idroelettrica oppure solare oppure eolica, essa contribuisce all’ammontare complessivo della generazione, che viene indirizzata ai punti di consumo, con lo scopo di mettere a disposizioni delle famiglie e delle imprese la produzione più conveniente economicamente e di utilizzare prioritariamente le fonti rinnovabili, anche per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici che purtroppo possono impattare sensibilmente anche sugli ambienti montani.

UPS – Dove è destinata l’energia che viene prodotta in Valtellina?

A2A – Mi ricollegherei alla risposta precedente: ovunque l’energia venga prodotta a livello europeo, essa viene immessa nella rete di trasmissione e circola dappertutto, in funzione delle disponibilità di generazione e delle richieste dei consumatori, mirando alla maggiore efficienza complessiva, sia economica sia ambientale.

 

UPS – Se lei si ritrovasse a riprogettare il sistema idroelettrico di A2A, in quanto ing. quali soluzioni tecniche proporrebbe per ridurre gli impatti sull’ecosistema fluviale? esempio: con la deregulation dell’energia il sistema di produzione e di vendita del KW rispetto agli anni 60 è completamente cambiato. Una nuova criticità è dovuta agli sbalzi di portata (hydropeaking), quale potrebbe essere soluzione tecnica con la realizzazione sugli scarichi delle centrali dei cosiddetti demodulatori?

A2A – A mio avviso si deve innanzitutto evidenziare il fatto che la gestione A2A del sistema idroelettrico garantisce la completa conformità alla legislazione in vigore. Infatti, le normative hanno subito numerosi aggiornamenti ed evoluzioni, ma tuttavia il sistema idroelettrico si è sempre rivelato in grado di rispondere pienamente alle richieste grazie a continui e puntuali aggiustamenti e miglioramenti effettuati in funzione delle richieste normative, dimostrando quindi un’elevata flessibilità che garantisce non solo gli obiettivi di sicurezza, di adeguatezza tecnica e di corrispondenza ai bisogni dei consumatori, ma anche la rispondenza alle regole ambientali. Con tale premessa, si può comunque affermare che in futuro ulteriori evoluzioni tecnologiche possono essere implementate dove necessario e sempre in ottemperanza alle prescrizioni normative.


UPS – Il progetto originale è ancora sostenibile in un periodo storico dove le temperature sono palesemente alterate rispetto all’inizio dei Vostri lavori? Si potrebbe migliorare? Oppure rifarebbe tutto uguale?

A2A – Come ben noto dal dibatto pubblico, è sempre più attuale la tematica della sostenibilità economica e ambientale di tutte le attività che il genere umano svolge su questo pianeta, che devono essere mirate a lasciare alle generazioni future un ambiente non compromesso ed ancora in grado di sostenere la prosperità di tutte le forme di vita e il benessere umano. Al momento della concezione e realizzazione degli impianti idroelettrici, in un contesto storico parzialmente diverso di necessità impellenti di sopravvivenza post-conflitti bellici, erano stati in parte privilegiati alcuni aspetti di utilizzo; tuttavia, la ricordata grande flessibilità del sistema idraulico, ha permesso negli anni di adattarsi alle successive esigenze, causate anche da cambiamenti climatici, pur senza stravolgimenti. La nostra convinzione è che la concezione complessiva del sistema idroelettrico confermi pienamente la propria validità di base, pur permettendo ulteriori miglioramenti in funzione delle necessità che si manifesteranno nel prossimo futuro.

La centrale di Grosio, diverse centinaia di metri all'interno della montagna

UPS – Domanda da parte degli associati: come possono convivere al meglio (sinergie, interessi comuni – se esistono) due realtà diverse quali una associazione con più di 4000 iscritti che gestisce le acque concessionarie di pesca ed una società che sfrutta le stesse per altri scopi? Può esistere un punto di equilibrio comune in un futuro prossimo?

A2A – La A2A come l’UPS ha un obbiettivo comune imprescindibile: il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente in cui agiamo. Animati da questa comune visione non si può che pensare di condividere sviluppo di sinergie che portino al razionale utilizzo delle acque nel rispetto dei ruoli ed interessi delle due realtà.

UPS – In una recente intervista ho posto una domanda ad una persona che lavora nel sistema acque e che ripresento anche a lei. Considerando il numero di dati, statistiche, valori medi e non, dati alla mano, cosa potremmo aspettarci dal futuro? Pensare di gestire diversamente le acque in vista di periodi di siccità? Ottimizzare quello che c’è magari in maniera diversa? Fare come alcuni americani e “combattere le dighe”? Costruirne altre? Ottimizzare il consumo di acqua? Considerando che l’acqua serve a mangiare (agricoltura), a bere, a produrre energia, a mantenere ecosistemi stabili e non ultimo, nel nostro contesto, ad innevare le stazioni sciistiche, nell’ottica dell’uso della risorsa idrica più razionale e ottimale.

A2A – Faccio innanzitutto una precisazione: le iniziative menzionate come “combattere le dighe” sono essenzialmente mirate alla rimozione di barriere artificiali sui corsi d’acqua che furono realizzate in passato in alcuni contesti specifici, soprattutto in altri Stati, e che sono in genere briglie fluviali o manufatti di sbarramento affini, generalmente funzionali a bisogni di piccole comunità locali anche isolate, ormai non più attuali in contesti di elevata interconnessione delle reti elettriche. Ben diverse sono le realizzazioni tipiche europee ed italiane, che vennero concepite già in origine come finalizzate alle necessità di fabbisogni idropotabili, irrigui ed energetici citati nella domanda. Nei decenni, i sistemi idroelettrici hanno pienamente confermato la loro adeguatezza a tali fabbisogni, garantendo l’accumulo stagionale anche a fine di modulazione delle portate in funzione delle varie richieste. Per quanto riguarda le prospettive nel futuro, il dibattito è ovviamente molto aperto e vivace e noi gestori idroelettrici forniamo i nostri contributi; comunque, a nostro avviso le soluzioni dovranno essere tarate ed implementate in funzione dell’evoluzione degli scenari. Ad esempio, è molto attuale la tematica di piccoli invasi anche locali, quali i laghetti alpini per l’innevamento od anche il riutilizzo di cave dismesse per consentire un più razionale uso della risorsa con l’obiettivo di immagazzinare l’acqua quando maggiormente disponibile, per esempio nel periodo delle morbide estive. Rimarchiamo comunque che è fondamentale la flessibilità del sistema idroelettrico, caratteristica appunto propria di quanto già realizzato e continuamente migliorata grazie alla nostra oculata gestione. 

L'ing Garti mentre illustra lo schema dalla centrale di Grosio

UPS – Nel periodo storico in cui viviamo, dove l’ambiente e il clima (volente o nolente) la fanno da padrone, quanto tornano utili dighe e invasi, considerando che stiamo alternando periodi di siccità e/o assenza di precipitazioni, alternati da vere bombe d’acqua?

A2A – Abbiamo appena menzionato l’adeguatezza dei sistemi idroelettrici per far fronte allo scaglionamento dei fabbisogni; non meno importante è il fatto che i sistemi idroelettrici hanno dimostrato di essere un presidio fondamentale per la prevenzione e protezione di piene ed eventi metereologici estremi, mitigando in maniera decisiva fenomeni che altrimenti avrebbero potuto avere conseguenze molto impattanti sui territori a valle. Sono dimostrabili numerosissimi esempi di benefico effetto di modulazione delle piene e di preservazione dei territori in caso di eventi critici; inoltre è da menzionare il continuo presidio che le opere di presa svolgono nei confronti di materiali trasportati di fiumi, sia di origine naturale come tronchi sia artificiale come plastiche. Le continue attività di sbrigliamento effettuate dei gestori idroelettrici garantiscono anche la pulizia dei corpi idrici. 

UPS – Nel caso in cui il sistema idroelettrico esistente non ci fosse, quali sarebbero i potenziali disagi e disastri ai quali andremmo inevitabilmente incontro nel momento in cui appunto si alternassero periodi secchi e temporali e perturbazioni violente e abbondanti? (La rete idrica funziona da ammortizzatore per queste situazioni?)

A2A – Le rispondo con i fatti: nell’agosto 2023 se non ci fosse stato l’attuale sistema idraulico, in poco più di 48 ore, si sarebbero riversati più di 10 milioni di metri cubi di acqua nel Frodolfo ed in Adda interessando i territori Comunali, quelli maggiormente impattati Santa Caterina Valfurva e Valdisotto.

In genarle, quindi, il sistema idroelettrico, rappresenta un elemento indispensabile per la regolazione delle acque e, conseguentemente, compartecipa fattivamente alla sicurezza del territorio.

Evidentemente tutto questo esige avere capacità organizzativa, professionalità e approfondita conoscenza del territorio.

Noi di A2A le abbiamo. 

Grazie per il suo tempo e per le sue risposte esaustive.